Deceunink-QuickStep, Julian Alaphilippe: “La maglia di campione del mondo ti porta a commettere errori”
Julian Alaphilippe svela oneri e onori legati alla maglia di campione del mondo. Ai recenti Mondiali nelle Fiandre il francese ha saputo confermarsi dopo il trionfo ai Mondiali di Imola 2020 e ha quindi ottenuto la possibilità di vestire nuovamente la maglia iridata. Come riportato da Cyclingnews, il corridore della Deceunink-QuickStep ha recentemente preso parte a un evento per pubblicizzare il suo nuovo libro, intitolato “Julian”, nel quale racconta le vicende sportive e personali in cui è stato coinvolto, a partire proprio dal trionfo al Mondiale 2021. Con l’occasione il ventinovenne ha risposto a diverse domande dei giornalisti, spiegando come non sia facile indossare la maglia iridata e come questa possa spesso portarti a correre in modo sbagliato.
“La maglia iridita ti porta a commettere degli errori – ha rivelato il Moschettiere – Ho dovuto imparare a correre con questa maglia. Il mio errore più grande? Sicuramente la sconfitta alla Liegi-Bastogne-Liegi, senza dubbio. Ho voluto far brillare eccessivamente la maglia e questo mi ha portato a sbagliare. Con una maglia come questa non vuoi deludere nessuno: nè i fan, nè la squadra, nè te stesso. Spero di non ripetere gli stessi errori l’anno prossimo e di poter correre la prossima stagione senza apprensioni: spero di correre e vincere”.
Il tre volte vincitore della Freccia-Vallone ha poi parlato del proprio rapporto con il Belgio, dichiarando di sentirsi in parte appartenente a questa nazione: “Ho difeso i colori del team belga Deceunink-QuickStep per tutta la mia carriera, ho ottenuto i miei primi successi in corse belghe, per cui mi sono sempre sentito a casa qui. Il Belgio mi ha accolto piacevolmente e l’amore è reciproco. Mi piacciono le corse in Belgio, anche quelle nelle Fiandre. Non penso si possano trovare cinquanta corridori in Francia che abbiano queste corse nel DNA. Per farlo devi sentirti parzialmente belga”.
Infine, data l’occasione, il vincitore della Milano-Sanremo 2019 si è ovviamente soffermato sul proprio libro, il quale si concentra tanto sulla vita sportiva, quanto su quella privata, trattando di episodi personali come la nascita del figlio e la morte del padre: “Il libro riguarda un anno della mia carriera, ma non è un anno casuale. È stato un anno pieno di emozioni, sia a livello professionale che privato. Credo lo sia stato abbastanza da poterci scrivere un libro. I ricordi, le immagini… Volevo condividere tutto questo con i tifosi. Ho cercato di parlare di quest’anno nel modo più sincero possibile. Ci sono state così tante emozioni: i titoli iridati, naturalmente, ma sono successe molte cose anche nella mia vita privata. Ho pensato che anche questo dovesse far parte del libro. Tutte quello che racconto è venuto spontaneamente”.
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